Quale nuova normalità? Quale cambiamento? Quale futuro? - didardo
Design thinking

Quale nuova normalità? Quale cambiamento? Quale futuro?

By 21 Settembre 2020 Dicembre 17th, 2021 No Comments

Quale nuova normalità? Quale Cambiamento? Quale futuro?

Siamo tornati e ripartiamo da qui.

Mi sto domandando da tempo: come prepararsi alla “nuova normalità”? Cos’è questa “nuova normalità”? Ha senso prepararsi ad una nuova normalità?

Più specificamente, come saranno i mercati a fine 2020? Come sarà la situazione post-pandemia Covid-19. E quando sarà il post-pandemia Covid-19? E come verranno riprogettati prodotti, servizi e operazioni per affrontare potenziali cambiamenti strutturali?

Forse è meglio iniziare a convivere con un modo di vivere che prima non era prettamente nostro.
La linea di partenza per ripensare il modo in cui operiamo si sta avvicinando. Se addirittura non è già arrivata. Personalmente penso che viviamo in un momento di trasformazione e la pandemia da Covid-19 ha accelerato questa trasformazione, che più di tutto è una trasformazione digitale.
Viviamo in un mondo in cui le opportunità tecnologiche si riversano sulla società a una velocità senza precedenti, un mondo inondato di tecnologie e informazioni. Non so se capita anche a te ma a volte, quando mi sembra di aver imparato qualcosa di nuovo, subito devo essere già pronta a un cambiamento.
E questo cambiamento ammetto che a volte mi sta un po’ stretto e mi costringo a vedere sempre il lato positivo nella novità.

Cosa fare per essere pronti in caso di cambiamento?

1) Per le aziende.
Le organizzazioni hanno bisogno di design per rendere questa ricchezza di opportunità accessibile alle persone. Per catturare il valore potenziale dell’innovazione tecnologica.
Il Design Thinking è ciò che ci aiuta a orientarci in un mondo sovraffollato, è un catalizzatore per il cambiamento nelle organizzazioni. In un mondo in rapida evoluzione, tutti vogliono (e hanno bisogno) di partecipare al cambiamento. Oggigiorno l’innovazione non si limita solo alla ricerca e allo sviluppo. La sfida della trasformazione digitale non è il “digitale”, ma la “trasformazione”. La trasformazione organizzativa richiede una diversa mentalità e un processo in grado di coinvolgere tutti.

L’innovazione parte dalle persone.

L’innovazione non si innesca da sola né si autoalimenta.

Sono le persone a promuoverla, attraverso la loro immaginazione, volontà e perseveranza. Le imprese che vogliono essere innovative hanno bisogno di nuove idee. Di nuovi punti di vista.

Design Thinking è la chiave del nostro mondo trasformato dalle tecnologie, perché:
• è necessario per la creazione di valore, per trasformare questo patrimonio di tecnologie e informazioni in valore reale per i clienti;
• è necessario per la trasformazione organizzativa, per coinvolgere le persone in un processo di cambiamento diffuso.
Design Thinking crea prodotti partendo da ciò che è significativo per i clienti. Crea una trasformazione organizzativa partendo da ciò che è significativo per le
persone della tua organizzazione: impegnandole a creare innovazione invece di adottarla, a collaborare, a coltivare la loro dipendenza creativa, a portare il loro lavoro più vicino allo scopo della loro vita.
L’assunto qui è che se le persone apprezzano qualcosa, allora gli affari seguiranno naturalmente la loro crescita. Design Thinking, qualsiasi sfumatura tu consideri, ha sempre questa prospettiva: “fare affari” partendo da ciò che è significativo per
le persone.

2) Per le persone.

Il vero motore dell’innovazione sono le persone e la creatività aiuta le persone ad innovare. Il pensiero creativo combinato con il pensiero critico dà a tutti noi la migliore possibilità di diventare dei problem solver (risolutori di problemi).

Cosa c’entra la creatività con l’essere problem solver e con il cambiamento?
Generalmente le persone che sono brave a risolvere i problemi utilizzano due abilità: il pensiero critico e il pensiero creativo.
Il primo è più analitico ovvero è la parte del tuo cervello che fa domande e analisi basato su ciò che già sa.
Pone domande chiare del tipo: cosa, perché e come.
Il secondo, il pensiero creativo, riguarda più il cervello che collega frammenti di informazioni in modo nuovo e interessante.
Pone domande come: cosa succederebbe se o perché no.

Queste informazioni – che per ora chiameremo punti – sono le cose che abbiamo visto o imparato nel tempo. Pertanto, è ovvio che più punti possediamo, più probabilità abbiamo di elaborare soluzioni creative.
Steve Jobs, il fondatore di Apple, ha affermato che non possiamo collegare i punti guardando avanti, possiamo solo collegarli guardando indietro.
Secondo me, non è proprio così. Io credo che il nostro cervello creativo possa collegarli guardando al futuro.
Ma da dove vengono i punti? Sono le cose che abbiamo imparato e visto lungo il viaggio della vita. Coloro che hanno più punti, in generale, sono i più curiosi, quelli che chiedono o si chiedono sempre cose sul mondo che li circonda.

Che scenario futuro?

“Trasformazione: è un cambiamento strategico a fronte di un contesto che cambia”
Affrontare la trasformazione digitale vuol dire fare un cambio di organizzazione.

Chi si prepara partirà con il piede giusto. Coloro che aspettano sembreranno dinosauri di un’epoca antica (anche se in realtà quell’era corrisponde a solo pochi mesi prima).
Quindi, indipendentemente dall’intelligenza e dagli sforzi che investiamo per prevedere cosa accadrà, dobbiamo ammettere che la risposta alla domanda “come sarà il mondo in futuro?” è “nessuno lo sa veramente”.

Roberto Verganti dice:
…qualunque sia il futuro, la nuova normalità richiederà un cambiamento fondamentale nel modo in cui creiamo innovazione e guidiamo le nostre organizzazioni. Considerando che il mantra dell’innovazione dell’era pre-COVID era quello di “interrompere i concorrenti”, questo non è davvero il momento di interrompere. Questo è piuttosto il momento per ricostruire collettivamente una nuova economia e un nuovo mondo. I veri eroi, negli affari e nella società, non saranno i disgregatori; saranno catalizzatori che promuovono una mentalità cooperativa. Questo, nel contesto dell’innovazione, significa condividere dati e risultati di apprendimento dagli esperimenti che tutti conducono. Le organizzazioni dovranno provare diverse idee concorrenti, ma trarranno anche vantaggio dalla condivisione di intuizioni, al fine di evitare strade poco promettenti, migliorare la produttività collettiva e costruire rapidamente una nuova società. COVID-19 è il momento della verità per i leader: un’opportunità in cui possono mostrare il loro vero orientamento e guidare le organizzazioni con scopo e significato.

Cosa dovremmo “progettare” in questo nuovo domani?

Sinceramente non so se stiamo già vivendo una nuova forma di normalità, ma credo che l’impatto di questa pandemia creerà un’accelerazione ad un cambiamento che era già in atto prima. Solo che subiva qualche resistenza.

Cosa dovremmo “progettare” in questo nuovo domani? Quali diventeranno fattori di differenziazione per brand, di competitività per molti business e opportunità per new ventures?

Provo a pensare a scenari futuri nella maniera più pratica possibile, e mi viene in aiuto un articolo scritto da Mirco Pasqualini. Pensando ad un futuro più prossimo condivido questo:

  • un’area interessante da osservare, potrebbe essere il crescente interesse in specializzazione come Shared-Product Design. In una società dove, noleggiare e condividere diventa più conveniente che comprare, il problema di come progettare prodotti pensati per la non singola possessione, sarà un ulteriore aspetto di attenzione;
  • da un punto di vista di Service design, abbiamo già percepito come la necessità di cambiare abitudini comportamentali sia determinante. Dal “6-foot distance” al politiche di contactless / touch-less in spazi affollati come supermercati, teatri e musei diventeranno la normalità;
  • un’attenzione particolare sarà data anche ad aspetti di Automation Design. Sempre più la necessità di garantire un’intera filiera estranea a contaminazione, aumenterà la domanda di automatizzazione di processi e servizi, non solo con soluzioni robotiche ma anche digitali;
  • nell’area design for digital products & services, il settore dei prodotti e servizi digitali continuerà la sua rapida e veloce evoluzione, diversificando ed implementando già note necessità grazie ad un generale aumento di attenzione e consapevolezza da parte del proprio audience.

Per approfondire ti lascio questi articoli da leggere:
Roberto Verganti: https://www.hhs.se/en/research/sweden-through-the-crisis/innovation-and-leadership-in-the-new-normal/
Mirco Pasqualini: https://medium.com/sharing-by-mirco-pasqualini/un-design-post-pandemico-43ecc5919d2b

 

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