A cosa serve il mind wandering? – Il design per creare ciò che le persone vogliono #3 • didardo
Design thinking

A cosa serve il mind wandering? – Il design per creare ciò che le persone vogliono #3

By 4 Settembre 2023 No Comments
Mind wandering aziende

Il design ci fa capire che, quando progettiamo, dobbiamo pensare anche alle caratteristiche imprescindibili dell’essere umano.

In questo articolo sull’utilizzo del design come attività creativa, di management e di comprensione per creare ciò che le persone vogliono, indaghiamo allora il mind wandering.

Lo sapevi che la mente umana divaga per il 30% del tempo?

La “mente che divaga” è una caratteristica dell’essere umano, un fenomeno comune di cui tener conto quando progettiamo e comunichiamo un prodotto o un servizio.

Ricordi cos’è il design? Abbiamo pubblicato la definizione in un precedente articolo.

Immagina la scena.
Sei al lavoro e stai leggendo una relazione che un collega ha scritto. All’improvviso ti accorgi di aver letto la stessa frase tre volte. Ecco, anziché comprendere ciò che stavi leggendo, la tua mente stava divagando.

Entriamo nel merito.

Il marketing deve tenere conto del mind wandering

Le persone sottostimano il tempo che la nostra mente dedica al mind wandering; secondo Jonathan Schooler della University of California di Santa Barbara, le persone pensano che la loro mente divaghi per il 10% circa del tempo, mentre in realtà è molto di più. Durante le attività quotidiane la mente divaga fino al 30% del tempo e in alcuni casi, come quando si guida in condizioni di traffico ridotto, si può arrivare fino al 70%.

Il mind wandering (divagare della mente) è simile, ma non equivalente, al daydreaming:

  • gli psicologi parlano di daydreaming per indicare le fantasie o le storie che si immaginano, come per esempio di vincere alla lotteria o diventare famosi;
  • il mind wandering è invece più specifico e si riferisce al pensare a qualcosa di completamente slegato mentre si svolge un’attività.

Le menti che divagano “disturbano” i neuroscienziati.
Alcuni neuroscienziati si sono interessati allo studio del divagare della mente, in quanto è un elemento di disturbo nelle ricerche eseguite tramite scansione cerebrale (Mason, 2007).
I ricercatori infatti facevano svolgere ai soggetti una determinata attività (per esempio osservare un’immagine o leggere un passaggio) mentre analizzavano la loro attività cerebrale.
Per circa il 30% del tempo ottenevano risultati estranei, che sembravano slegati dall’attività: la mente del soggetto stava divagando dall’attività che il soggetto stesso stava svolgendo.
Se all’inizio questo 30% di risultati estranei era considerato una seccatura, in seguito i ricercatori hanno deciso di iniziare a studiarlo.

Cos’hanno dunque scoperto dal divagare della mente?

Elementi positivi e negativi per l’attività umana: vediamoli nei prossimi due paragrafi.

Il divagare della mente può essere positivo

Il mind wandering consente a una parte del cervello di focalizzarsi sull’attività in fase di svolgimento e a un’altra parte di concentrarsi su un obiettivo successivo.

Due esempi:
• quando guidi presti attenzione alla strada, ma stai anche pensando a dove fermarti per fare rifornimento di carburante;
• quando leggi un articolo online che ti è stato consigliato, la tua mente può divagare pensando che dovresti annotare sull’agenda l’appuntamento che hai preso dal parrucchiere.

Il mind wandering potrebbe essere il comportamento più simile al multitasking riscontrabile negli essere umani. Non si tratta di vero multitasking (che in effetti non esiste), ma di qualcosa che ci consente di cambiare la focalizzazione da un’idea all’altra e poi tornare velocemente alla prima.

Inoltre, più mind wandering significa più creatività.

Alcuni ricercatori presso la University of California di Santa Barbara (Christoff, 2009) hanno dimostrato che le persone le cui menti divagano molto sono più creative e più abili nella risoluzione dei problemi. Il loro cervello permette loro di dedicarsi all’attività in corso di svolgimento, ma contemporaneamente elabora altre informazioni e crea connessioni.

Il divagare della mente ha anche implicazioni negative? Beh, sì. Vediamolo in concreto.

Il divagare della mente può essere negativo

Per la maggior parte del tempo sei consapevole quando la tua mente divaga. Ma quando dal mind wandering si passa piuttosto a una fase di estraniamento, ciò implica che puoi perderti informazioni importanti.

Per esempio, se si presume che tu stia leggendo una relazione del tuo collega, ma invece stai pensando a cosa cucinare per cena, ciò potrebbe significare che in questo momento non sei produttiv*, perché alcune righe che stai leggendo possono contenere delle informazioni importanti che non analizzi.

Dopo tutte queste informazioni, come possiamo tener conto del mind wandering nelle nostre attività di marketing, di usabilità, di esperienza di un prodotto o servizio?

3 consigli per fare innovazione con il mind wandering

1. Le persone si focalizzeranno solo su un’attività alla volta e per un tempo limitato: nella comunicazione così come nell’esperienza prodotto/servizio, parti dal presupposto che la loro mente divaghi spesso.

2. Nel mondo digital, utilizza collegamenti ipertestuali per realizzare concretamente l’idea di passare in un attimo da un argomento all’altro: le persone amano navigare nel Web perché consente loro questo tipo di divagazione.

3. Assicurati di includere dei feedback periodici durante un percorso che fai seguire alle persone: in tal modo, se divagano, è più facile per loro tornare alla posizione originale o passare alla successiva.

didardo tiene conto della mente umana quando ti aiuta nello sviluppo, test e comunicazione del tuo brand, dei tuoi prodotti o servizi.

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