Il metodo per ridurre costi e rischi in azienda • didardo
Design thinking

Il metodo per ridurre costi e rischi in azienda

By 22 Giugno 2022 No Comments
Metodo per ridurre rischi e costi in azienda

Perché adottare il Design Thinking come approccio per ridurre costi e rischi in azienda? Per testare le idee di innovazione riducendo il rischio di investire risorse in progetti senza potenziale di mercato. È questo l’obiettivo per cui sperimentare con costanza nuove soluzioni.

Prototipare e ripetere la procedura a ogni nuova idea è un processo che riduce rischi e costi. Molte aziende hanno così adottato un processo che ha migliorato la loro produttività e ridotto il time-to-market.

Oggi lo vedremo nel dettaglio: capiremo come il Design Thinking è prezioso alleato nei test di tutte le aziende, dalle PMI alle grandi imprese.

I passaggi del metodo per ridurre costi e rischi in azienda

Anzitutto: iterare, iterare, iterare.
Ripetere e rinnovare continuamente le nostre idee embrionali attraverso la prototipazione: ciò consente di testare le nostre soluzioni. Fin dall’inizio in questo percorso vanno coinvolti i clienti, che saranno poi i fruitori dei nostri prodotti e servizi.

La continua prototipazione ci permette di individuare le idee con più alto potenziale di successo, evitandoci rischi e costi di aver portato eventualmente avanti le “idee sbagliate”.

Altro punto di forza dei prototipi è quello di rendere subito tangibile la nostra idea. Le nostre conversazioni non saranno su idee astratte, ma interagiranno con un artefatto o un esperimento concreto. Questo facilità l’azienda e gli stakeholder ad allinearsi sull’idea e su come potrebbe funzionare una volta nel mercato.

Il passaggio successivo alla realizzazione del prototipo è quello di mostrarlo ad alcuni utenti finali. Ciò consentirà di raccogliere fin da subito le prime reazioni sulla desiderabilità di quel tipo di soluzione. Ci aiuterà così a scegliere l’idea più promettente e di definire la proposizione di valore.

La nostra azienda è pronta così a definire l’idea con sempre più dettagli, testando a ogni passaggio da un lato la fattibilità con i reparti aziendali, dall’altro le interazioni con gli utenti.

Ecco qui l’iterazione con cui abbiamo aperto il paragrafo. Come ormai abbiamo capito, grazie all’iterazione definiremo i requisiti necessari per realizzare l’idea.

Il principale vantaggio di questo metodo per testare le idee è evidente: anziché investire molto tempo e molte risorse nello sviluppare l’idea in ogni dettaglio, creiamo multiple versioni sotto forma di artefatti ancora molto essenziali. È l’approccio del Design Thinking, un approccio che, diversamente dagli altri, ci evita di dover tornare indietro e ricominciare nel caso una soluzione non fosse adeguata.

Cosa sono i prototipi?

Chiariamo ora cosa sono i prototipi: sono piccoli esperimenti che consentono di testare se un’idea funziona e come la si può migliorare fino a diventare soluzione. Sono uno step fondamentale del metodo per ridurre costi e rischi nella nostra azienda.

I prototipi hanno quattro principali vantaggi:

  1. rendono un’idea tangibile
  2. raccolgono reazioni e feedback da parte dei clienti
  3. identificano gli elementi migliori e quelli da modificare
  4. riducono il rischio di investire in un’idea non desiderabile dal cliente.

A cosa ci riferiamo nel concreto con prototipi? I prototipi possono assumere varie forme: schizzi grafici, simulazioni, oggetti veri e propri, schermate cliccabili e interfacce etc. Tutto dipende da cosa vogliamo testare.

Prima dei prototipi: l’importanza dell’MVP per ridurre costi e rischi

È il momento di introdurre l’ultimo concetto sul tema della prototipazione e del Design Thinking per testare le nostre idee: l’MVP.
No, non si tratta dell’acronimo di most valuable player che gli appassionati di sport americani conosceranno, bensì per MVP intendiamo il minimum viable product, ossia il prodotto minimo funzionante. È la versione di un prodotto con le caratteristiche appena sufficienti per essere utilizzabile dai primi clienti, che possono fornirci subito feedback per l’avanzamento futuro del prodotto stesso. È lo step che precede la prototipazione.

In altre parole, nello sviluppo di un prodotto innovativo, il prodotto minimo funzionante è quello con il più alto ritorno sugli investimenti rispetto al rischio. Il termine è stato usato per la prima volta da Frank Robinson e poi diffuso da Steve Blank ed Eric Ries.

L’MVP conferma l’efficacia del metodo per testare le idee di prodotto (o servizio) di cui abbiamo finora parlato: infatti, il metodo prevede l’interazione con il mercato fin dalla fase di ideazione. È il momento in cui validare il binomio problema/cliente prima di realizzare qualsiasi forma di prototipo.

Questa validazione iniziale (che è possibile realizzare per esempio con il metodo della javelin board) segue un processo strutturato per arriva in velocità e a costi bassissimi al primo obiettivo di validazione, o meno, delle ipotesi di soluzione.

Il prodotto minimo funzionante è inoltre considerato come fondamento basilare del metodo lean startup, di cui Ries e Blank sono considerati pionieri ed esperti. Questo metodo consente di:

  • testare le ipotesi di nuovo prodotto con risorse minime;
  • accelerare il processo di apprendimento sulle dinamiche del nostro mercato;
  • ridurre le ore di tempo inutilizzate per l’ingegnerizzazione;
  • fornire in tempi velocissimi un prodotto agli early adopter.

Una rapida sintesi per ridurre costi e rischi in azienda

Usare l’approccio del Design Thinking per testare un’idea, investendo dunque nel minimum viable product e nella prototipazione, ci consente di avere una strategia che evita di costruire prodotti che i clienti non vogliono. Le informazioni apprese sul cliente sono massimizzate per ogni euro speso con questo metodo.

L’MVP non è solo un prodotto minimo. L’MVP è una strategia, un processo diretto, una strada ideale verso la realizzazione e la vendita di un prodotto per determinati clienti che ne hanno bisogno. È un processo iterativo di generazione di idee, prototipazione, presentazione, raccolta dati, anali e apprendimento.

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