La creatività come risorsa economica • didardo
Design thinking

La creatività come risorsa economica

By 18 Marzo 2020 Ottobre 11th, 2022 No Comments

Avrai sentito dire che la creatività è una capacità sempre più importante nella nostra economia.

Il Design Thinking è uno degli strumenti atti a creare innovazione, un elemento fondamentale oggi per differenziarsi. Si generano prodotti, servizi e processi creati ad hoc per la propria azienda e studiati su misura. L’azienda ha l’opportunità di fare veramente la differenza mettendo al centro la creatività, la persona e … il cliente. Si ha un continuo focus verso il cliente e il mercato finale, si ottengono delle risposte validate dal pubblico e puoi dare una risposta veloce ed efficace alle richieste dei clienti finali.

La ricerca è fondamentale per il nostro lavoro e ci siamo ritrovati ad approfondire il concetto di creatività. Come può essere utile essere creativi?

Sai come funziona il nostro cervello e come mai è così importante per la nostra creatività?

Ce lo spiega Marco Magrini, nel libro “Cervello. Manuale dell’utente” edito da Giunti.

Se pensi di essere un creativo… scherziamo, puoi rispondere anche se pensi di non esserlo, prova a rispondere a questa domanda: “Sai cosa hanno in comune un arco, un aratro, un’ancora, un astrolabio e un aereo?”

Sono tutte parole che iniziano con la lettera “A”. Sì, vero, ma a noi interessa di più questo concetto: sono tutti frutti della creatività umana, dai tempi della sopravvivenza a quelli della conoscenza. Eppure sono solo una minima parte – a partire dalla A – di una monumentale creazione di valore che va avanti da millenni. Il filo rosso che lega le frecce avvelenate con i voli intercontinentali si chiama immaginazione.

A condizione che ci sia una forte motivazione, che si possa attingere alla più vasta conoscenza possibile e che le venga dedicata la dovuta attenzione, l’immaginazione ha avuto la funzione evolutiva di risolvere i problemi.

Come cacciare quell’animale feroce senza avvicinarsi troppo?
Come migliorare il raccolto dell’anno prossimo?
Come arrestare la deriva di una barca?
Come orientarsi in mare aperto senza riferimenti a terra?
Come valicare gli oceani saltandoli a piè pari?
E via dicendo, fino all’invenzione di zattere, zappe, zaini, zuppiere e zanzariere.

Dovunque ti trovi in questo momento, hai una chiara percezione dell’ambiente e degli accadimenti circostanti, ci ricorda Marco Magrini e ci invita a fare un esperimento.

Immagina che all’improvviso si presentino davanti a te, tre cowboy del Far West, o magari tre celebrità del cinema, e cerca di immaginare quel che accadrà nei successivi trenta secondi. I cowboy si sono messi a sparare? Julia Roberts si è seduta accanto a te? Qualunque cosa sia successa, il tuo cervello ha disegnato una realtà parallela, generata da un pensiero divergente , ovvero la scelta fra più possibilità alternative. Si tratta di una funzione straordinaria incorporata nel tuo cervello. L’esempio per eccellenza è quello di Albert Einstein che, dall’alto della sua conoscenza, dal basso di una profonda curiosità per l’ignoto e con un’attenzione ben centrata sui problemi dell’universo, ha scoperto che il tempo e lo spazio sono dimensioni diverse dello stesso continuum spazio-temporale. Ma è anche un esempio improprio, perché dà l’idea che l’immaginazione sia un’esclusiva dei premi Nobel, quando invece è a disposizione di tutto il genere umano.

È disegnare nella mente una strada alternativa per uscire dal traffico.
È scrivere una poesia per corteggiare qualcuno.
È inventarsi una nuova ricetta fusion.

Però è anche la porta della creatività, comunemente definita come la produzione di idee originali che hanno un valore intrinseco. Proprio come l’arco, l’ancora e l’aratro.

Nella società postindustriale la creatività è assunta al rango di risorsa economica fondamentale. Nel libro “Cervello. Manuale dell’utente” è ben illustrato questo aspetto. Secondo alcune stime, la somma di editoria, pubblicità, arti, design, moda, cinema, musica, spettacolo e software rappresentava nel 2011 circa il 3% del Pil europeo, 500 miliardi di euro, con 6 milioni di posti di lavoro. Nel frattempo, è sensibilmente cresciuta. A detta dei suoi agiografi, la creatività è destinata ad avere un ruolo sempre più determinante nella competizione economica globale, perché la moderna disfida si gioca – a volte persino più che sul prezzo – sulla forza e la novità delle idee. La cosiddetta Economia della conoscenza è la nuova industria basata non più sulla forza dei muscoli o delle macchine, ma su quella del pensiero divergente. Si chiama “della conoscenza” perché include brevetti, segreti commerciali ed expertise varie, ma si potrebbe dire economia della creatività, perché il punto di partenza e di arrivo è comunque la creazione di valore. Difficile dire quando sia cominciata (ben prima dell’invenzione della stampa?) ma di sicuro ha davanti ancora un sacco di tempo per espandersi, modificarsi e accrescere la sua presa sul mondo, adesso che la comunicazione digitale le ha permesso di valicare le barriere geografiche e temporali. Tanto per intendersi, l’Economia della conoscenza è il motivo per cui (nel giugno 2017) Google valeva a Wall Street ben più di cinque Ford, General Motors e Fiat Chrysler messe insieme. In questo primo scorcio di Ventunesimo secolo, la creatività è la risorsa economica più strategica che ci sia. Cosicché è interamente sensato imparare a coltivarla.

Nel processo di progettazione quando si attiva il pensiero divergente, stiamo progressivamente espandendo il nostro campo visivo, guardando il più ampio ed espansivo intorno a noi il più possibile per non rimanere intrappolati dai nostri soliti problemi di inquadramento e preesistente serie di soluzioni. Dopo aver generato una nuova serie di concetti, iniziamo a invertire il processo convergendo, riducendo progressivamente le nostre opzioni a quelle più promettenti.

Naturalmente, aver molte scelte significa maggiore complessità, che può rendere le cose difficili, specialmente a coloro il cui lavoro consiste nel controllare budget e monitorare i tempi delle attività. La tendenza naturale della maggior parte delle organizzazioni è restringere le varie opzioni in favore dell’ovvio e dell’incrementale. Nonostante questa strategia può essere più efficiente nel breve periodo, tende a rendere l’organizzazione conservativa nel lungo periodo.
La creatività e il pensiero divergente sono la strada, e non l’ostacolo, verso l’innovazione.