IL DESIGN THINKING COME COMPETENZA STRATEGICA
Il Design è sempre stato associato all’estetica, all’artigianato e quando qualcuno pensa ad un Designer lo pensa sempre come un creativo, come un “guru” dell’estetica o ad un Art Director.
Quello che in pochi sanno è che il Designer è fondamentalmente un progettista.
E in quanto tale ha un metodo di progettazione che lo porta ad avere una visione progettuale di qualsiasi “cosa”. Ultimamente si parla di Innovazione e molti prodotti, molti servizi e processi sono sempre più tecnologicamente complessi. Le persone non vogliono cose complicate, giustamente, perché le persone se hanno meno carico cognitivo più scelgono, utilizzano e comprano. Quindi per dirlo in altre parole, le persone vogliono interagire con sistemi (prodotti e/o servizi) semplici, intuitivi e piacevoli. Questo è quello che vogliono le persone intese come utilizzatori finali, ma le persone che invece vogliono far utilizzare questi servizi, loro sono alla costante ricerca di produrre servizi, prodotti e sistemi innovativi. Sono affamati di produrre innovazione.
Nel mio talk all’Agile Business Day ho parlato di Design for Industry 4.0. Volendo semplificare al massimo ho parlato in pochi attimi della storia del design.
Cosa è cambiato fondamentalmente da quando è nato il Design?
Mentre un tempo ci si focalizzava sull’uso della tecnologia per la produzione di prodotti, ora l’attenzione progettuale si è spostata sulla soddisfazione di bisogni delle persone. E il Design Thinking ci aiuta in questo: parte dalla risoluzione di un problema, di una esigenza di un bisogno per produrre idee innovative, per generare cambiamento.
Obiettivo del metodo è identificare una soluzione innovativa a un problema che soddisfi tre criteri fondamentali:
– gradimento da parte degli attori coinvolti (personale, clienti…);
– effettiva realizzazione della soluzione (tecnica e organizzativa)
– e redditività (sostenibilità economica) della stessa.
Come procedere per creare prodotti, servizi e processi innovativi?
Il Design Thinking è una metodologia progettuale che può aiutare le aziende a fare innovazione, a gestire il cambiamento. È un processo suddiviso in fasi iterative che aiuta le persone a risolvere dei problemi. Cosa vuol dire applicare il Design Thinking? Ce lo spiega David Kelley – Professore alla Stanford University e fondatore di IDEO.
“…Essere empatici. Cercare di capire a cosa la gente dia veramente valore.
La grande cosa del Design Thinking è che permette alle persone di costruire idee sulle idee degli altri invece di incanalarle in un proprio filone. Tu pensi a qualcosa, io ho un’idea, poi qualcuno da qualche parte dice: “Ehi, questo mi ha fatto pensare che dovremmo fare questo e potremmo fare quello.”
Così arrivi ad un punto che non avresti mai raggiunto con un’unica mente.”
Dal mio punto di vista 3 sono i punti fondamentali e che generalmente non siamo abituati a considerare nel momento in cui iniziamo ad avere una mentalità imperniata sulla progettazione:
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Focalizzare l’attenzione sulle esperienze degli utilizzatori, in particolare sulle esperienze emozionali.
Ci sono strumenti come il Customer Journey, che ci possono aiutare a capire come le persone si comportano e che cosa provano mentre entrano in contatto con “l’azienda”. A me piace chiamare questo aspetto Experience Design, ovvero dare valore all’esperienza delle persone, capire e prevedere come potrebbe comportarsi o provare una persona in una determinata situazione.
Questo è possibile facendo co- progettazione ovvero coinvolgendo gli utilizzatori finali, i clienti finali in fase di progettazione. Facendo inizialmente delle interviste, facendo osservazioni sul campo per capire cosa succede e in una fase successiva coinvolgendo direttamente le persone in fase di ideazione.
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Usare prototipi per esplorare possibili soluzioni.
Prototipare nuove idee, testarle, esplorare tramite il prototipo la soluzione ad un problema. Utilizzare prototipi predispone all’esplorazione e alla sperimentazione, di conseguenza genera flessibilità.
Michael Schrange definisce la prototipazione un “gioco serio”. Aggiunge inoltre: Il prototyping è probabilmente il comportamento più pragmatico che l’azienda innovativa possa mettere in atto”.
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Tollerare l’insuccesso
Siamo cresciuti con la “Teoria dell’errore”. La nostra cultura non ci permette di sbagliare e l’insuccesso è visto come un fallimento. Ma l’errore va inteso come un feedback, come un segnale o un’informazione da valutare; l’errore fa parte di un processo progettuale iterativo che porta ad una costante revisione di tutto quello che viene progettato.
Dove lo applico il Design Thinking?
Per me è un modo di lavorare, è un modello progettuale è una mentalità e me lo porto dietro dai tempi dell’Università (Laurea in Industrial Design al Politecnico di Milano).
L’ho studiato, approfondito, ho imparato ad utilizzare nuovi strumenti. Lo applico a qualsiasi contesto: nella creazione di un nuovo sito internet; nella progettazione di un nuovo percorso formativo; nella creazione di un nuovo prodotto; nel pianificare un ciclo di consulenze; nell’aiutare l’azienda a cambiare mentalità.
Ma il Design Thinking risolve qualsiasi tipo di problema?
Non sta a me rispondere a questa domanda. Vieni al corso di Introduzione al Design Thinking o ti aspetto in ufficio per un caffè così possiamo parlarne.